giovedì 15 novembre 2012

Quando la lingua racconta una storia. E le piccole patrie di casa nostra riemergono dall'oblio


Nella Cecoslovacchia comunista la Bata, nazionalizzata nel 1949, era considerata un simbolo del passato capitalista da rimuovere perfino dalla memoria. L'insegna che campeggiava sul muro dello grande negozio praghese era stata ricoperta di vernice, ma dopo un po' rispuntava fuori, come una metafora beffarda delle stratificazioni del passato che le politiche dedite all'ingegneria sociale si ostinano a rimuovere, e che la storia fa sempre riaffiorare. Ovviamente tutti i praghesi critici o solo scettici verso il regime facevano il tifo per l'insegna e osservavano divertiti il suo riemergere nonostante l'affannoso e reiterato intervento dei verniciatori.
In questi giorni, leggendo delle discussioni sull'accorpamento delle province e sulle identità più o meno profonde che verrebbero misconosciute, e così via discorrendo, mi è venuto in mente proprio questo aneddoto, raccontato dal sociologo cèco Vaclav Belohradsky, ora docente a Trieste.