giovedì 17 ottobre 2013

Un governo figlio di nessuno (o meglio solo di Re George?)

La lettura dei giornali, che per me ormai si è compulsivamente arricchita di scorribande disordinate sulla rete, riserva ogni tanto qualche bella sorpresa. Ma proprio ogni tanto: un editoriale in cui ti riconosci, o che ti fa riflettere, la discussione su un libro intrigante, e che ti viene voglia subito di leggere.
Ma le notizie, signora mia, le notizie... A parte che sono spesso brutte, e vabbè, diversamente non finirebbero sui giornali (il classico  uomo che morde il cane, si sa), sono anche trattate sciattamente, con poca attenzione alle fonti e ai dati di fatto. E questo già per un bibliotecario (anche ex: olim abbas semper abbas vale sempre per certi mestieri che bacano permanentemente il cervello) è subito motivo di sofferenze atroci e contorcimenti di stomaco.
Certi giorni, come oggi, quello che fa più impressione è la pagina politica, con la sensazione straniante di vivere in un paese delle favole. No, non dico  la "ggente" che sbarca il lunario, che va a lavorare, porta i figli a scuola, si arrabatta a pagare il mutuo. Quelli per fortuna loro non seguono la politica da coatti, e in macchina si godono prevalentemente Un giorno da pecora.  Vero è che quando ci si imbattono, si colorano di verde-vomito e bestemmiano rosi dal qualunquismo dell'antipolitica e da tutte le cose cattive che gli opinionisti severamente redarguiscono.
Prendiamo il governo, oggi causa maggiore del mio stupore straniato.


Dunque, è uscita una legge di stabilità. Sarebbe la programmazione dell'anno  venturo, sarebbe la traduzione in soldoni dell'idea che la maggioranza ha delle future mosse per guidare il paese, ma quelle concrete. Concrete e, giustamente, possibili.  Io non ho certo le competenze per entrare nel merito, e potete leggere paccate di commenti dettagliati sulle misure.
Ma è il  contorno che fa veramente piangere.
A mezzora dagli annunci partono le critiche di Confindustria e sindacati. Fin qui è abbastanza di default, succede ogni anno. Poi gli oppositori: dal blog di Grillo, alla Lega, a SEL. E anche questo è ovvio, diciamo sanamente dialettico.
Ma passata  un'ora o poco più si percepisce che i tre partiti di maggioranza compongono la coalizione di governo, ma non la sostengono.
Comincia Scelta Civica, che in modo paludato assicura che la legge di stabilità ha buone basi. E però è gravemente insufficiente in quasi tutto,  dallo sviluppo alla detassazione ai tagli nella spesa pubblica.
Seguono Bondi, Santanché, Polverini e tutta l'ala "falchesca" del PDL-Forza Italia. Praticamente la spianano: inconsistente, non adeguata sul piano delle tasse.
Perplessità dal segretario (dal segretario!) del PD e infine, con la potenza di un siluro, Yoram Gutgeld, il nuovo guru economico di Matteo Renzi, probabilissimo futuro segretario, che asfalta la legge di stabilità con il concetto che è così leggera che non esiste.
Trovate tutto sui giornali, non hanno mandato sms cifrati a Letta.
Quindi un governo "di coalizione", quello che dovrebbe portare le riforme condivise, la nuova legge elettorale e un po' di respiro all'economia, è immediatamente bombardato dai suoi stessi partiti. A difenderlo, in tv, però ci vanno i ministri dei suoi partiti: Letta e Zanonato, Alfano e Lorenzin, Mauro solitario e severamente serio.
Quindi un governo seduto su una bomba: l'esplosivo è composto dalla decadenza di Berlusconi, dalla fregola di Renzi, dalla paura di Monti di risultare ancor più ininfluente.
Quindi un governo tenuto sull'orlo del precipizio, sostenuto dalla volontà del Presidente e - fino a un certo punto -dalla diffusa paura di votare con un risultato simile al precedente.
Con tanti saluti al risanamento, alle riforme, alla pacificazione.
In realtà, da "larghintesista" cerebrale e tenace, non riesco a perdere del tutto la speranza che accada il miracolo di Re George, ossia che con tutti gli scossoni l'autobus arrivi da qualche parte. E che il viaggio tutti insieme alla fine sia servito a qualcosa. Prima di ri-sperimentare le meraviglie del bipolarismo amico/nemico, e delle stupende coalizioni fatte per vincere e inadatte a governare.


lunedì 6 maggio 2013

Scandalosa Hannah, almeno tre volte scandalosa








In questi giorni Hannah Arendt è uscita dalla riserva indiana degli studi politologici, ed è venuta a trovarci nelle sale cinematografiche. E forse ad animare qualche discussione da dopo-cinema sull'olocausto e sui processi ai nazisti, rispetto ai quali la sue posizioni provocarono un grande scandalo nella comunità ebraica.
Un film di Margarethe von Trotta racconta la vicenda del processo Eichmann a Gerusalemme, nel 1961, a cui la Arendt assistette in aula, e che relazionò in 5 articoli pubblicati sul New Yorker nel 1963, poi raccolti in libro col titolo Eichmann a Gerusalemme: rapporto sulla banalità del male. In sostanza la Arendt non riuscì a vedere nel gerarca nazista la personificazione di una tremenda "forza del male", ma la sconcertante banalità del burocrate che attiva una macchina di morte come una qualsiasi procedura voluta dal regime.

lunedì 4 febbraio 2013

La parabola dell'orso, da re padre di guerrieri all'orsacchiotto Teddy, passando per il circo









Gli animali non sono soltanto prede di caccia dai primordi della nostra apparizione sulla Terra, e neppure esclusivamente i partner delle nostre attività agricole e pastorali, come capita almeno dal Neolitico. La loro presenza non è nemmeno esauribile nell'arco delle sensibilità che oggi ci sono così familiari: la  compagnia, l'accudimento diretto, la protezione ambientale delle specie minacciate.