A Milano una mostra celebra i 1700 anni
dall'editto di Costantino del 313 d.C
Icona orientale raffigurante S.Costantino e Sant'Elena
Dal 25 ottobre al
Palazzo Reale di Milano si potrà vistare una mostra di grande interesse. Costantino e il famoso editto (o rescritto) ne rappresentano il focus, ma si allarga anche al contesto della Milano capitale tardo-imperiale. E poi l’esercito, la
corte, l’arte. Una sezione è dedicata a Elena, madre di
Costantino, imperatrice e santa, al cui nome è notoriamente legato il ritrovamento della Croce.
Grazie a una consistente documentazione archeologica, arricchita dall'attività
di scavo e di ricerca degli ultimi decenni, la mostra presenta
infine i risultati, alcuni ancora inediti, degli ultimi rinvenimenti nella Mediolanum imperiale.
In un articolo sulla Lettura del Corriere della Sera Armando Torno ha sottolineato bene le principali implicazioni storiche e le interpretazioni opposte legate, parlando di enigma della figura di Costantino.
In un articolo sulla Lettura del Corriere della Sera Armando Torno ha sottolineato bene le principali implicazioni storiche e le interpretazioni opposte legate, parlando di enigma della figura di Costantino.
E' fuori discussione che nella storia
religiosa dell’Occidente cristiano e nell'immaginario collettivo l’imperatore Costantino occupi un posto di
primo piano. Al di là delle interpretazioni e delle
discussioni storiografiche, ma anche delle forzature apologetiche, resta il fatto
che il nel 313 assieme a Licinio
concesse libertà di culto ai cristiani, interrompendo il periodo delle persecuzioni, durato praticamente tre secoli, anche se con intensità variabile
a seconda dei periodi e delle zone.
L’editto di
Costantino è stato lungamente interpretato anche come la causa della trasformazione del Cristianesimo in religione
di stato, e fino a non molti anni fa abitualmente si indicavano come “epoca
costantiniana” i lunghi secoli – il
lungo Medioevo teocratico potremmo dire-
in cui Stato e Chiesa sono stati saldamente intrecciati, a partire dalla
presunta Donazione.
In realtà
l’editto di Milano del 313 non
presentava alla lettera contenuti di questo tipo,
limitandosi a consentire la libertà di culto: « Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio
Augusto, essendoci incontrati proficuamente a Milano e avendo discusso tutti
gli argomenti relativi alla pubblica utilità e sicurezza, fra le disposizioni
che vedevamo utili a molte persone o da mettere in atto fra le prime, abbiamo
posto queste relative al culto della divinità affinché sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di
seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo,
qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e
prosperità ». Quindi,
se vogliamo essere precisi e, sia pure forzando un pochino, utilizzare categorie del
dibattito attuale, in sé l’editto fu una proclamazione di conciliare (da
Vaticano II) e moderna libertà religiosa ( “i cristiani e tutti gli altri”) , e non di esclusiva e tridentina libertas
Ecclesiae. E non solo: la successiva politica religiosa di Costantino fu
contrassegnata da un certo pluralismo (nella nuova Roma da lui fondata,
Costantinopoli, furono eretti anche templi pagani e la monetazione dedicata
all'imperatore come “compagno” del Sole
invitto continuò a lungo). Le stesse modalità della sua conversione sono
controverse, anche se della sua vicinanza al Cristianesimo non è possibile
dubitare, e non solo per l’influenza della madre Elena. Quanto alla notizia del
battesimo “tardivo”, in punto di morte, non contiene elementi perentori sulle
sue convinzioni, perché la prassi che il catecumeno restasse tale a lungo non
era così inusuale.
C’è anche un’altra etichetta che è necessario riesaminare un po', ed è quella del cesaropapismo: si consideri ad esempio che, essendo interessatissimo alla furibonda
polemica sulla natura del Verbo incarnato (primo fra le creature o uguale al Padre?)
che opponeva i quasi maggioritari vescovi ariani ai difensori estremi dell’ortodossia
come Atanasio, Costantino presiedette il concilio di Nicea, che doveva
risolvere la diatriba: all'epoca queste discussioni che ci paiono astruse non restavano solo nell'accademia delle dispute teologiche, ma avevano forti ricadute sul clima sociale e sull'ordine
pubblico, con vere e proprie turbolenze popolari e, in qualche caso, gravi
disordini. E benché il suo entourage più
stretto -rappresentato soprattutto da un figura come il vescovo Eusebio di Cesarea - lavorasse per una
soluzione di compromesso, l'imperatore non forzò la decisione conciliare nella direzione caldeggiata dai "centristi", che avevano proposto la soluzione “simile nella sostanza
al Padre”) e accettò che nel concilio, contro ogni aspettativa, finisse per
prevalere la posizione lacerante di Atanasio e dei sostenitori dell’ homousios to Patrì (quel della stessa sostanza del Padre che ancora oggi ogni domenica si proclama
nel credo cattolico).
Raffaello, Il sogno di Costantino
Alla sua elevazione a figura di
totale campione della fede cristiana contribuì anche il fatto che il suo
principale biografo fu il suo "vescovo di riferimento" Eusebio di Cesarea, cosicché la
sottolineatura degli elementi
apologetici cominciò prestissimo. Nell'opera di Eusebio sono sicuramente presenti importanti elementi di teologia politica imperiale, che avranno un seguito nei secoli successivi e nella concezione della sovranità bizantina, che a sua volta fornirà materiali ideologici e modelli figurativi all'ideologia imperiale di Mosca, la Terza Roma degli Czar. Gli appellativi suggestivi con i quali la sua
persona fu apologeticamente trasfigurata (da
“tredicesimo apostolo” a “vescovo
dei laici” – letteralmente “di quelli che sono fuori" - fino alla venerazione come santo nelle chiese
orientali) costituirono il corredo permanente della sua immagine, quella che è
arrivata fino a noi e che abbiamo appreso già dalle elementari, a partire dalla
narrazione del “sogno” e dell’adozione della croce sui vessilli imperiali prima
della battaglia di Ponte Milvio contro Massenzio.
In ogni caso - e giustamente - nella percezione della sua figura
ancora oggi la politica religiosa costituisce la parte dominante, al punto di lasciare in ombra altri aspetti
decisivi per la storia tardo-antica e per i secoli successivi: la fissazione della dualità imperiale e il
prodromo del lungo impero bizantino con la fondazione a Costantinopoli della
“nuova Roma”, la politica militare e, non certo ultima, la politica
fiscale e monetaria, tutti ambiti in cui
la sua opera fu rilevante, come gli storici della tarda antichità non si
stancano di ripetere.
I biografi descrivono Costantino il
Grande come fisicamente alto e imponente. E così possiamo dire anche della sua figura
storica, simboleggiata in modo veramente significativo nei resti della grande statua che possiamo ammirare a Roma nei Musei capitolini.
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