Il 4 febbraio sulla Stampa on line e sui social compare lo spezzone di un video registrato dai Carabinieri che mostra ai pisani allibiti una scena inimmaginabile nella loro città: una maestra di un asilo nido comunale molto rinomato - e da sempre vantato come esempio di eccellenza pedagogico-sociale - maltratta dei bambini, li strattona, impartisce qualche sberla, li colpisce con le stoviglie.
Il video è accompagnato dalla notizia che la maestra è stata posta agli arresti domiciliari dall’autorità inquirente. Le immaginisono diffuse solo in piccola parte e prive di audio: il passaparola fa trapelare in città che il “parlato” è ancora più agghiacciante. Ma c’è dell’altro: nel video si notano chiaramente alcune persone adulte (poi si saprà: si tratta di altre maestre) che assistono alla scena senza intervenire e senza scomporsi.
La città è immediatamente in subbuglio. L’assessore all’istruzione, Marilù Chiofalo, si trincera dietro la spiegazione del “burnoutindividuale e occasionale”, per di più scoperto da pochissimi giorni, all’interno di un sistema eccellente e provvisto delle migliori procedure di controllo e di verifica. La versione del caso isolato, benché sostenuta con sicumera, crolla in pochissimo tempo: non solo sono implicate più persone, ma si apprende quasi subito che qualcosa non andava per il verso giusto almeno dal giugno, o forse dal febbraio2015.
L’11 febbraio la questione viene discussa in una movimentata seduta del Consiglio comunale. Intanto in città si muovono con molto vigore comitati spontanei di mamme e di cittadini. Il consigliere Raffaele Latrofa con l’associazione civica Pisanelcuore promuove immediatamente una mozione popolare con raccolta di firme, da discutere in seduta pubblica del consiglio, perché si chiariscano tutte le responsabilità e perché si individuino gli strumenti più opportuni per un controllo efficace negli asili.
La vicenda pisana purtroppo non resta isolata: la cronaca nazionale, in cui anche in passato erano emersi maltrattamenti ai danni di bambini, anziani e disabili in pochi giorni produce una specie di campionario degli orrori: vicino Viterbo anziani presi a schiaffi e calci, con insulti irrepetibili, 3 denunciati per abbondono di incapaci, violenza privata e maltrattamenti. A Vercelli 18 arresti: qui assistiamo a un upgrade del film dell’orrore: pare che alcuni pazienti fossero costretti a maltrattarne altri. A Grottaferrata 10 arresti per maltrattamenti in un centro di riabilitazione neuropsichiatrico. Altre notizie di violenze in asili arrivano da Modena e Milano.
La capillarità e la frequenza di denunce di questo tipo, una specie di malcostume dilagante che sta assumendo i connotati di un microfenomeno sociale diffuso, costringe la politica ad andare oltre la pur meritoria polemica locale e a fare una riflessione generale sulle modalità con cui sono gestite e controllate le strutture a cui è affidata la parte più debole della nostra società.
Poiché ci sono migliaia di strutture dove il personale per 365 giorni all’anno svolge il proprio compito bene, e spesso con abnegazione e sacrificio, anche a maggiore tutela di chi fa il suo dovere è necessario prevedere un controllo più stringente: questo non significa trasformare questi luoghi in una specie di casa del Grande Fratello perennemente spiato, perché in questo caso la soluzione sarebbe peggiore del male, ma dotarli di sistemi di registrazione a disposizione esclusiva degli inquirenti e delle forze di polizia in caso di denunce.
La tecnologia offre soluzioni sempre più sofisticate. Resta alla politica l’onere di rimuovere gli eventuali ostacoli legislativi o regolamentari che impediscano di farlo, mentre l’opera di convincimento e di depotenziamento dei timori degli operatori è compito di una serena riflessione culturale e sociale, soprattutto per allontanare i sospetti di demonizzazione e di generalizzazione becera nei confronti di professioni e attività che per loro natura sono delicate, complesse e faticose. Le installazioni di controllo chiaramente non devono ledere il rispetto del lavoro e non devono essere intrusive nello svolgimento ordinario dell’attività educativa, di assistenza o riabilitativa.
Nel contesto nazionale di tutte le problematiche legate alla tutela delle fasce deboli (anziani, disabili, bambini) il convegno di Pisa nel cuore si vuole porre in modo propositivo, esaminando gli aspetti legali, psicologici e tecnici collegati all'installazione dei sistemi di controllo.
(pubblicato su L'Occidentale il 4 aprile 2016)
Nessun commento:
Posta un commento