È la proposta che Alleanza Cattolica ha lanciato nel convegno Conservatori del futuro. Che cosa conservare, come ricostruire, che si è tenuto il 21 ottobre presso la Camera di Commercio di Napoli.
Da quando Giorgia Meloni ha lanciato la suggestione di un grande partito conservatore come orizzonte per la destra italiana, la discussione sul conservatorismo è uscita dai circoli intellettuali in cui era stata a lungo confinata e si è imposta a un pubblico un po’ più vasto.
Il rapporto tra la destra italiana e il conservatorismo è stato sempre molto problematico, anche se negli anni qualche vena qua e là sporadicamente è affiorata. Per capire questo radicale “essere altro” della destra italiana è necessario guardare indietro e riesaminare le modalità e le ispirazioni ideali con cui si è costituito lo stato unitario, e poi via via l’esperienza fascista, eterogenea per definizione e a grandi linee divisa tra un aspetto istituzionale (regime) più legato alla tradizione liberal-monarchica postunitaria e una forte spinta rivoluzionaria nutrita di futurismo, di vitalismo dannunziano, di sindacalismo e socialismo eretico, con l’attualismo gentiliano – e la sua interpretazione del fascismo come compimento del Risorgimento - come coronamento filosofico. Marginale l’influenza del cattolicesimo politico, anche in conseguenza della reciproca estraneità/ostilità che si era determinata nella fase storica risorgimentale e post-unitaria: il Concordato attenuò le ferite, ma non incise in modo significativo nella cultura politica, se si esclude l’esile componente clerico-fascista del regime. La divaricazione si accrebbe man mano che il regime andò aumentando le pretese di controllo esclusivo delle organizzazioni giovanili e diventò più aspra quando si intensificò il rapporto col nazismo, radicalmente ostile alla tradizione ebraico-cristiana, un fenomeno “in purezza” in cui totalitarismo non era limitato come in Italia dalla Monarchia, dalla componente nazionalista e dalla necessità di non esasperare il rapporto con la Chiesa cattolica. In tutto questo magma non si vede nessuna traccia significativa di conservatorismo, una linea di pensiero che semmai era più di casa tra i nemici della perfida Albione. Nel dopoguerra il cattolicesimo politico si concretizzò prevalentemente nella Democrazia cristiana, moderata e molto radicata nel tessuto sociale del paese, ma certo non classificabile conservatrice. Alla sua destra c’erano i monarchici, legati alla memoria delle risorgimentale casa Savoia e il Movimento Sociale Italiano, che su scala più piccola riproduceva le componenti ideologiche del fascismo, ma in definitiva di conservatori consapevoli nell'area vasta dalla Democrazia Cristiana al MSI - inserendo nel computo anche qualche raro esponente liberalconservatore presente nel Partito Liberale - si poteva scorgere solo qualche ombra.
In pratica da nessuna parte si potevano intuire le premesse per cui la tradizione di pensiero di Edmund Burke, Thomas S. Eliot, Russell Kirk, Roger Scruton potesse attecchire da noi: il termine qualche volta era stato utilizzato, ma riferito a prospettive e suggestioni non omogenee, come nel caso di Giuseppe Prezzolini (sempre evocato da qualche volenteroso cercatore di antenati italici) e di Piero Buscaroli, giornalista e musicologo robusto - sulla cui attività culturale multiforme si può consultare una bella pagina web - ma poco noto fuori della cerchia dei lettori de Il Borghese (e per la verità anche de L'Occidentale proprio a causa di un mio contributo).
La proposta di Giorgia Meloni fu perciò sorprendente: è chiaro che non fu improvvisata, anche se imprevista dai più, e che da tempo lei andava maturando questa scelta, forse favorita dalla mediazione della lettura appassionata e partecipe della saga di Tolkien. Fatto sta che in uno dei suoi primi pronunciamenti da leader nell’elenco dei padri nobili inserisce a sorpresa Gustave Thibon e Roger Scruton: è in quel momento che si è aperta la possibilità concreta di dare seguito politico a una prospettiva molto marginale. Alleanza Cattolica, il movimento fondato da Giovanni Cantoni negli anni 70 - classificabile più propriamente come tradizionalista e contro-rivoluzionario (nel suo Olimpo, oltre a Burke troviamo De Maistre, il carlismo spagnolo, l’epopea vandeana, gli insorgenti italiani antifrancesi) - ha mostrato un crescente interesse verso la prospettiva conservatrice: l’idea del laboratorio – che nelle intenzioni dei promotori sarà “una piattaforma digitale sulla quale chiunque abbia qualcosa da dire a proposito del conservatorismo lo possa fare, liberamente. Una piattaforma che vorrebbe diventare un ambiente” – è stata preceduta dal convegno Conservatori del futuro tenutosi presso la Biblioteca del Senato il 3 maggio 2023, su iniziativa del sen. Marcello Pera, con la partecipazione di Marco Invernizzi e Giovanni Orsina, e dalla successiva pubblicazione del volume Conservatori. Storia e attualità di un pensiero politico (Ares, 2023), con i contributi di Marco Invernizzi, Giovanni Orsina, Oscar Sanguinetti, Andrea Morigi, Francesco Pappalardo, Mauro Ronco.
Il convegno di Napoli e l’iniziativa del laboratorio daranno modo di continuare una discussione non superficiale e nominalistica, di approfondire le implicazione di un certo orizzonte ideale. e forse di contribuire alla formazione di una classe politica più consapevole. A partire dalla terminologia.
[Versione con editing rivisto, pubblicato con lievi differenze su l'Occidentale del 21 ottobre 2023]
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