A
sinistra oggi spira un vento di deciso rinnovamento dovuto alla
figura e alla determinazione del nuovo leader Matteo Renzi (quanto
mediatico e quanto duraturo ce lo dirà il tempo), mentre la
coalizione di centro-destra attraversa un periodo complicato di
ridefinizione di contenuti, leadership e metodi.
Il
quadro generale: negli ultimi tempi si è accentuata la
caratteristica “plurale” del centrodestra italiano: una
caratteristica che è sempre stata presente fin dal 1994, con le
componenti cattolico-moderata, liberal-socialista, nazionale e
leghista ancora oggi riconoscibili, che per un lungo periodo la
figura carismatica di Silvio Berlusconi ha garantito, coeso e portato
al successo con esiti talora più riluttanti, talora più scorrevoli.
Per
ragioni perfettamente note, e sulle quali non mi soffermo ora, questa
capacità aggregante e di leadership si è appannata, e oggi non è
più proponibile una qualunque riedizione della formula
personale-carismatica, qualunque sia il giudizio su di essa. Perciò
la coalizione di centrodestra, per aspirare a essere di nuovo
maggioritaria, deve trovare altre modalità di ripensamento e
comunicazione sia dei contenuti sia –soprattutto- dei metodi di
formazione e di selezione della classe dirigente.
Paradossalmente
sul versante dei contenuti il quadro di riferimento è più facile da
descrivere. Semplificando, e con la consapevolezza che ognuno di
questi temi richiederebbe di essere approfondito e che in concreto
sono presenti differenze e sensibilità anche importanti, è noto che
l’area sociologica e culturale del centrodestra è caratterizzata
prevalentemente da alcuni focus,
come:
Cautela/criticità/ostilità verso l’Europa
e
istituzioni internazionali
Libertà di impresa
e
sensibilità agli eccessi fiscali e di controlloCentralità della famiglia e della libertà educativa. Solidarietà orizzontale e intergenerazionale
Cautela/ostilità verso l’immigrazione. Forte richiesta di contrasto alla criminalità
Attenzione critica verso temi socio-morali come coppie omosessuali, stupefacenti liberi, fine/inizio vita
Radicamento nella storia nazionale e nelle identità etnico-culturali locali e regionali (talora questi due riferimenti sono armonizzati, talora polarizzati)
E’
sul
versante dei metodi che le divaricazioni rischiano invece di essere
più incolmabili e di provocare danni anche irreversibili. C’è una
richiesta crescente di primarie per la scelta dei candidati e di
preferenze nel voto nazionale: è risaputo che ambedue queste
pratiche non sono esenti da difetti, ma opportunamente regolamentate
vanno sicuramente incontro alla domanda di partecipazione presente in
tutta la società italiana, e danno qualche chance
di
riavvicinamento dei delusi alla politica.
Da
questo punto di vista la vicenda delle elezioni regionali in Piemonte
è sintomatica: a Nuovo centrodestra, Lega e Fratelli d’Italia che
chiedevano le primarie, almeno in un primo tempo Forza Italia aveva
prospettato una metodologia basata sul diritto di scelta che le
deriverebbe dall'essere il
partito più grande.Ma è di queste ore la notizia che il 6 aprile si terranno le primarie per il Piemonte e che Forza Italia si sarebbe resa disponibile.
Questa novità fa sperare che il Piemonte costituisca un laboratorio valido anche per le elezioni comunali, e in pratica per tutti i contesti in cui è inimmaginabile pensare di vincere senza una forte coesione di coalizione e una ri-motivazione dell’elettorato che si è allontanato.
L’incertezza
di Forza Italia è causata molto verosimilmente dal clima di assedio
sulle prospettive del leader, che scende a cascata dai vertici
nazionali alle designazioni locali. E, ovviamente, con coerenza, si
traduce in una opposizione pervicace all'introduzione delle
preferenze nel sistema elettorale Italicum.
E
mentre a livello nazionale assistiamo all'avvicendamento tutto
giornalistico di nomi, di ipotesi di successione, di scenari comunque
determinati da una sola persona o da un ristretto gruppo di vertice –
che oltre tutto risulta sempre più difficile identificare- a livello
locale arrivano diktat e tentativi di imposizione che non favoriscono
l’aggregazione potenzialmente maggioritaria e vincente.C’è da auspicare veramente che il nodo dell’incertezza sia sciolto, come il laboratorio Piemonte fa sperare, e che Forza Italia esca dal bunker assediato in cui sembra essersi arroccata, partecipando ai processi di coalizione con uno spirito rinnovato.
Diversamente, proprio per l’importanza della sua consistenza e del suo appeal elettorale, rischia di portare all'implosione tutta l’area del centrodestra italiano e alla sua insignificanza politica per più di qualche anno.
E questo sì che sarebbe davvero un imperdonabile tradimento.
Pubblicato su Liberagorà del 21 marzo 2014