giovedì 4 ottobre 2018

Le Apuane di Fosco Maraini tra Puntato e Col di Favilla



Faggi. Ancora boschi di faggi solenni, come quelli delle mie full immersion estive, il famoso “oro verde”, un oro che non ha impedito alla nostra gente di andarsene a lavorare e a vivere un po' meglio, lasciando i vicoli semideserti e le case col fuoco spento. 
Anche qui, tra Alta Versilia e Garfagnana, in mezzo alle Apuane, boschi di faggi e storie di paesi abbandonati.




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Lasciata la macchina più o meno al Passo Croce, imbocchiamo il sentiero numero 11, direzione Puntato.
Il Puntato è un'area prativa a circa 1000 metri slm, con case e ricoveri sparsi. I monti vicini sono il Corchia, la Pania, il Freddone e il Pizzo delle Saette.
Passato il padule di Fociomboli con la sua particolare vegetazione, ci si imbatte in una gran quantità di “maestaine”, piccole maestà familiari votive, con dediche e immagini: la serie si conclude con la chiesa della Santissima Trinità, una specie di maestà maior. È aperta, ci stanno lavorando. Mi viene subito in mente Attilio Bertolucci e il suo non troppo lontano Appennino parmense. “Durerà, la costruzione boschivafin che dura il dolore e la pietà di chi abita ancora le terre alte che noi abbandonammo". 







Qui per la verità la pietà della gente che abita le terre alte è attiva e piena di buon umore: i due uomini che stanno riparando il tetto ci spiegano con tranquilla partecipazione che ci si dice la messa alcune volte durante l’anno, che la chiesa è di pertinenza della diocesi di Pisa e che a Terrinca (borgo di riferimento) c’è una bella festa medievale. Insomma, tutto il loro rapportarsi a noi viandanti  ha un sapore caldo di continuità, di cura e di amore per il proprio passato.


Si continua ancora un po' tra viali di faggi, poi il paesaggio cambia, subentra il castagneto, finché non si arriva alla chiesa di S.Anna a Col di Favilla, a 938 m slm. Qui si interseca un sentiero importante, il numero 9, che va da Isola Santa alla Foce di Mosceta: prendiamo nota per un largo giro ad anello quando la luce si riprenderà il suo spazio primaverile.


Il paese, nato come alpeggio dei pastori della Versilia, crebbe nel corso dell'Ottocento. Nel 1928 c'era ancora molta gente: lo testimonia il suo ospite più noto, Fosco Maraini, importante figura di etnografo e orientalista, grande alpinista, nonché molto altro. Qui fece le sue prime esperienze di montagna e da queste parti, "tra le due Panie" volle essere sepolto.
Abbiamo anche una sapida ricostruzione di quella vacanza giovanile.
Aveva ancora un centinaio di abitanti all'inizio degli anni '50 del 900, poi in un decennio la popolazione si spostò completamente verso il basso. Adesso è completamente disabitato.


Col paese anche la chiesa fu abbandonata e nel 1977 subì pesanti atti di vandalismo. Restaurata -per la pietà di quelli che “abitarono” le terre alte- ogni anno a luglio, in prossimità della festa di Sant’Anna, vi si celebra la messa: i discendenti dei colletorini (questo è il nome degli abitanti), si danno appuntamento e fanno visita anche al piccolo cimitero poco distante. Ci sono anche oggi (23 settembre), per la ricorrenza del restauro: si mangia polenta e cinghiale, costo 20 euro.


Tutto qua, semplicemente prefigurazione del destino della dorsale appenninica che si sta spopolando tutta? Devo dire che, ancora pieno di ammirazione per questo legame che non si spezza, il pensiero è corso subito all'inverno - le case vuote, il vento, la pioggia- e con una fitta dolorosa ho percepito  in queste visite estive un intristente retrogusto cimiteriale.




La tomba di Fosco Maraini nel suggestivo cimitero dell'Alpe di Sant'Antonio, di fronte alla sua Pania





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