sabato 2 marzo 2019

Riti millenari all'Acqua Santa, di Aldo Venturini

RITI MILLENARI, PAGANI E CRISTIANI [1]

In località Acquasanta, presso Pietrafitta, in comune di Settefrati, appena la vedi, il cuore sobbalza come in una Polacca di Chopin.
E’ la Cappellina di Santa Felicita, unica in tutta la Diocesi.





Si presenta a pianta quadrangolare con volta a botte. All'interno, sulla parete di fondo, c’è un piccolo altare sormontato da un quadro raffigurante la Santa, circondata dai sette figli, che impugna la palma simbolo del martirio subìto attorno al 150 dopo Cristo.






Al centro del pavimento si apre un tombino che permette di vedere una polla d’acqua sorgiva.

Ecco, dunque, dove si riscontra l’unicità e la sacralità di una Cappellina costruita su di una sorgente. L’acqua ribollente si riversa, attraverso tre bocchette, nella vasca in pietra che divide la cappellina dal piazzale antistante. 


La sorgente per le sue qualità terapeutiche viene chiamata ‘Acqua Santa’. Ne hanno parlato gli storici alvitani Giulio Prudentio [2] nel 1574 e Giovanni Paolo Castrucci [3] nel 1633 scrivendo che sul luogo accorreva gente da tutta la contea di Alvito e dai paesi limitrofi.  Venivano con i loro figlioletti, soprattutto i più gracili. Dentro un canestro li immergevano nudi nella vasca, tre volte. E il Prudentio conclude "et più mirabile cosa che i figliolini dopo pochi giorni si vedono robusti e coloriti e con appetito naturale".

Lo storico Don Dionigi Antonelli ha raccolto nel suo libro Settefrati nel Medioevo di Val Comino [4] due testimonianze orali attestanti, ancora nel secolo scorso, la pratica dell’immersione di bambini nella vasca. La prima testimonianza è stata fatta da padre Marcellino passionista di Sora, al secolo Cesidio di Benedetto nativo di Campoli Appennino. La seconda è stata rilasciata dalla sig.ra Antonietta Nizzardo, Nenetta, la mia indimenticabile nutrice, che insieme ai suoi fratelli fu immersa dai suoi genitori nell'Acquasanta.

La Cappellina è meta, ancora oggi, di pellegrinaggi. Il 10 agosto di ogni anno pellegrini di compagnie di Scanno (Aquila), Pettorano (Aquila) e di Terelle (Frosinone), in viaggio verso il Santuario di San Gerardo, sono soliti soffermarsi presso la Cappellina con il triplice scopo di pregare la Santa, di mangiare e rinfrescarsi e non ultimo, di farsi ‘commare e compare’.
Il rito di comparatico consiste, come attesta lo storico Eugenio Maria Beranger [5] "nello stringere, incrociandoli, i mignoli, nello spruzzare l’acqua santa sopra le mani e nel recitare tre Padre Nostro, tre Credo e tre Gloria al Padre". Al termine di ogni preghiera, la persona che ha proposto il comparatico traccia il segno di croce sulla palma della mano destra dell’altro, mentre alla fine del rito si ripete insieme "Santa Felicita, prega per noi; Santa Felicita, accompagna noi; Santa Felicita, cammina con noi". Solo allora si è ufficialmente compare e comare. E’ un impegno di amicizia che dura tutta la vita, un’usanza che si praticava anche a Canneto fra i pellegrini lungo le rive del MelfaDopo questa sosta, i pellegrini ripartono alla volta del Santuario di San Gerardo, dove vengono ricevuti, con grandi accoglienze, dalle Autorità e dalla popolazione di Gallinaro.


Ma la festa liturgica di Santa Felicita cade il 10 luglio.

Con una scaletta di legno, calata come ponte levatoio, il sacerdote accede alla cappellina e dice messa. Alcuni anziani assistono alla liturgia.

Torna alla mente Domenico Colarossi, che, insieme ad alcuni compaesani, provvedeva alla manutenzione della struttura. Era sempre lui che andava incontro ai pellegrini poco prima della chiesetta e procedeva allo scambio di piccoli doni.
Il Priore degli Scannesi, recante nella mano sinistra il classico ‘bastone di San Gerardo’, porgeva biscotti e dolci e il nostro Domenico una cesta di “lécene”, saporite e profumate susine.
Erano piccoli, grandi gesti di un rito millenario da parte degli ultimi custodi di questa meravigliosa tradizione.
Ma un gruppo di passeri chiassosi irrompe sul piazzale con i loro battibecchi di corteggiamento e ci riporta alla realtà. Poco più in là, le macchine sfrecciano veloci lungo la superstrada.
Purtroppo, i nuovi anoressici spirituali del duemila non hanno più voglia né tempo per recitare una preghiera e per ascoltare il crepitio dei lumini accesi su di un altare spettinato dal vento.

Aldo Venturini



[1] Il testo è stato pubblicato per la prima volta su Settefrati.net il 17 gennaio 2010; poi ripubblicato in più riprese sulle pagine Facebook Settefrati Il Giornale e Parrocchia San Michele Arcangelo Pietrafitta.
[2] Pag. 243. La Discrittione di Giulio Prudenzio, nipote per parte materna dellʼumanista Mario Equicola,  circolò in più redazioni manoscritte; tra le dizioni a stampa disponiamo in anastatica di quella pubblicata a Chieti nel 1908 (r. in Domenico Santoro, Pagine sparse di storia alvitana, s.i.l. 1974).
[3] Pag. 78. La Descrizione del Ducato di Alvito (edizione del 1863) del Castrucci è disponibile on line qui. L'editio princeps del 1633 porta il titolo Descrittione... Sui due storici alvitani Prudenzio e in particolare Castrucci si veda lo studio di Lorenzo Arnone Sipari, apparso su Studi Cassinati, n.1(2017).
[4] Dionigi Antonelli, Settefrati nel Medioevo di Val Comino, Castelliri, Tipografia Pasquarelli, 1994, pag 5.
[5] Eugenio Maria Beranger, Santa Felicita a Pietrafitta in comune di Settefrati, in "Tradizioni popolari e folklore a Ferentino: atti del convegno... 11 dicembre 1994, a cura di Biancamaria Valeri, Casamari, 1996, pag. 9-31.
Il testo, accurato come tutti i lavori del compianto Beranger, è ricco di particolari storici e folklorici e dotato di una strumentazione bibliografica di prim'ordine. Tra l'altro il B. sottolinea come questo luogo di culto, meta di un pellegrinaggio "transappeninico"abbia avuto - insieme ad altri (La Madonna di Canneto a Settefrati, S.Angelo a Balsorano, la Madonna delle Grazie a Sora, la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, La Santissima Trinità di Vallepietra e, ovviamente Loreto e Monte Sant'Angelo)  - un ruolo importante nella formazione della koiné laziale-abruzzese, su cui aveva tanto insistito Ernesto Giammarco (di cui si veda Area culturale del Lazio meridionale, Sora, 1978). il Beranger sottolinea anche il diffuso legame dei luoghi culto della santa con la presenza di acque sorgive, e sacre.

2 commenti:

  1. I wish I understood Italian. My mother was born in Settefrati. My sister and son have visited. I and my wife hope to someday.

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