In Toscana i contendenti si
stanno riscaldando per la battaglia delle elezioni regionali.
Per la verità alcuni anni fa
-quelli del mitico 40%- il centrodestra fu vicino alla possibilità di giocarsi
la partita della conquista della Regione. Ma da più parti si sospetta – e si
dice- che in sostanza ci rinunciò per accordi e spartizioni di influenze (e
convenienze) ai vertici. Di fatto, al di là dei retroscena, è vero che una
battaglia vera, fatta con convinzione e con tutte le armi lecite, non fu
combattuta, e cominciarono gli anni del declino, quando anche le città
governate dal centrodestra (Lucca, Prato, Grosseto, Arezzo) e conquistate
durante gli anni “mitici” caddero una ad una.
I primi segnali di una nuova
svolta si ebbero con la vittoria di Antonfrancesco Vivarelli Colonna a Grosseto
e di Alessandro Ghinelli ad Arezzo. Poi, come una valanga sospinta dal
crescente consenso della Lega, dopo le clamorose ed emblematiche vittorie di
Susanna Ceccardi nella rossissima Cascina, di Silvia Chiassai nella boschiana Montevarchi,
è stata la volta di Pistoia, Pisa, Siena e Massa. Lucca è stata persa per un pugno di voti, su
cui hanno pesato anche divisioni e frammentazioni sul versante moderato della
coalizione. Intanto anche Livorno e Carrara sfuggivano al PD e venivano
conquistate dai 5Stelle.
In pochi anni la Toscana ha
cambiato decisamente i colori di fondo del suo panorama politico. Adesso si
attende con una certa apprensione il 2019, con la competizione per il Comune di
Firenze e con la madre di tutte le battaglie, quella per il governo della
Regione.
I presupposti per giocarsela e
vincere ci sono tutti, ma fino ad ora il quadro delle alleanze non era stato
indicato diciamo così con sicurezza adamantina. Perciò si deve registrare con
molto interesse il fatto che, per iniziativa della Ceccardi, tutti i sindaci
dei capoluoghi provinciali (Vivarelli Colonna di Grosseto, Alessandro Ghinelli di Arezzo, Luigi De Mossi di Siena, Francesco Persiani di Massa, Michele Conti di Pisa e AlessandroTomasi di Pistoia) si siano ritrovati a un tavolo del Giglio Rosso a Firenze, per concordare
le linee dell’azione di governo e per darsi una piattaforma di alleanze in vista
delle regionali. L’iniziativa (il cosiddetto “patto della bistecca”) ha suscitato
pure qualche mugugno nei confronti del protagonismo leghista, se si deve dare
retta alle notizie riportate sul Corriere
Fiorentino del 4 novembre: “Alla cena tutti sindaci civici vicini a
questo o a quel partito del centrodestra,
tranne Tomasi, alfiere di FdI, che ne spiega il senso: «Lo
progettavamo da molto. Ci siamo visti per scambiarci le buone pratiche, per
mettere in piedi una discussione dove si parlasse la stessa lingua, quella
delle amministrazioni. Per conoscerci meglio e per preparare delle tattiche
concordate. Ci tengo a dire che non vogliamo scavalcare i partiti — precisa
Tomasi — che comunque faranno il loro lavoro in sinergia con noi nei prossimi
mesi». Il sindaco pistoiese pare mettere le mani avanti per allontanare la
polemica, ma l’iniziativa dei sette amministratori non è ovviamente passata
inosservata”.
Al di là delle polemiche e dei sospetti, che si spera non abbiano motivo per avere spazio nelle prossime scadenze elettorali, Vivarelli Colonna - vulcanico e carico di entusiasmo, come al solito- ha riassunto bene il senso della serata: “Abbiamo creato un gruppo che da adesso in poi si riunirà con scadenze regolari, perché questa è una squadra coesa in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, sia per i rinnovi dei consigli comunali che per il consiglio regionale. Appuntamenti ai quali arriveremo con un centrodestra compatto”. E ancora: “Al Giglio Rosso una nuova energia prende vita #noimuroinvalicabile”.
(Pubblicato con altro titolo e senza link ipertestuali su l'Occidentale del 9-11-2018)
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