mercoledì 7 novembre 2018

Più rispetto per le donne. Ma anche per la cucina


Non ha fatto il giro del mondo web e non ha provocato subito le infinite catene di santantonio su Facebook, con la massiccia ondata di sdegno che ci sarebbe stata a parti (politiche) invertite.
Tuttavia al senatore Mario Laus del PD, rivolgendosi alla sua collega 5stelle Alessandra Maiorino, gli è proprio scappata così: “Vai in cucina”. Indubbiamente il Laus è inciampato di brutto, ma sta godendo di un po’ di sconti di routine, giacché comunque è schierato tra i “buoni” e non fa parte della feccia sessista, omofoba, razzista ecc. ecc. che ha preso maleducatamente il potere.
E dunque bene, anzi benissimo hanno fatto le senatrici della Lega a sottolineare che “la pochezza dell'epiteto tradisce altrettanta pochezza culturale e stupisce provenga da una parte politica che costantemente si professa vicina alle donne e alla loro condizione” e ad auspicare “che vengano presi gli opportuni provvedimenti sanzionatori, che non risarciscono la senatrice della sciocca e puerile offesa, ma che inviino ai cittadini un segnale chiaro ed inequivocabile: la donna merita rispetto e cortesia in Senato come per le nostre strade”.
Magari ci sarebbe solo da aggiungere che il comunicato mostra una certa smemoratezza riguardo a un episodio analogo che poco più di un mese fa ebbe come protagonista il sottosegretario leghista Massimo Bitonci, che si lasciò andare a un invito analogo nei confronti dell’esponente di Forza Italia Lara Comi. E’ vero che il fatidico invito maschilista non risuonò nella solenne aula di Palazzo Madama, ma nel corso di una trasmissione televisiva. Ma insomma….

Dato a Cesare ciò che è di Cesare, resterebbe però aperto un altro fronte, sul quale si deve assolutamente auspicare un intervento dei vari Cracco, Vissani e Colonna, e magari un’energica presa di posizione dell’Accademia Italiana della cucina: questi maschilisti intemperanti che sotto sotto ritengono che le donne non si debbano occupare di politica, ecco quando la smetteranno di indicare la cucina come il regno dell’incompetenza, il sinonimo del destino servile e accudente della femmina del loro branco?
Allora, maschilismo per maschilismo, insulto per insulto, beceraggine per beceraggine, non sarebbe molto più pertinente l’icastico “alla ‘onca” e "all'acquaio", mansione a cui nella più paludata tradizione popolare toscana e labronica in specie si immaginava destinata la donna che mettesse il becco e il naso fuori del suo ristretto campo di competenza?


(Pubblicato, con titolo diverso,lievi differenze e senza link ipertestuali su l'Occidentale del 6-11-2018)

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