Potremmo intitolare il tutto: "Tanto poté un errore di catalogazione"…o anche "Manoscritti eretici nascosti in Vaticano, con retroterra di conversioni, denunce e complotti".
Non è un nuovo romanzo di Dan Brown, anche se gli ingredienti ci sono tutti: è una storia vera, una inappuntabile vicenda di biblioteche e di manoscritti che però a tratti potrebbe somigliare a un film.
Il manoscritto ritrovato è quello dell’Ethica di Baruch Spinoza, conservato nella Biblioteca del Sant’Uffizio fino al 1922, anno in cui transitò nella Biblioteca Apostolica Vaticana.
La notizia di rilevante interesse filologico è che di Spinoza, a parte alcune lettere e un testo incompiuto, non si possedevano finora manoscritti
e, data l’importanza dell’Ethica nella produzione spinoziana, questo evento comporterà di sicuro nuovi studi, discussioni sulle varianti e re-interpretazioni del testo.
e, data l’importanza dell’Ethica nella produzione spinoziana, questo evento comporterà di sicuro nuovi studi, discussioni sulle varianti e re-interpretazioni del testo.
Ma la curiosità più intrigante -almeno per chi ha a che fare con il mondo delle biblioteche e le problematiche della catalogazione bibliografica, spesso percepita all’esterno come una noiosa disciplina da mandarini autoreferenziali- è che il manoscritto è stato nascosto per secoli da una catalogazione errata: privo di frontespizio, era registrato nel catalogo come Tractatus Theologiae, e per giunta senza nessuna indicazione di autore. Il titolo errato probabilmente è frutto di un esame affrettato del catalogatore, dal momento che De Deo è l’incipit della prima parte (che peccato però, un malizioso mascheramento dell’opera con intenti latamente oscurantistici avrebbe avuto più successo e ci avrebbe divertito di più, percorrendo piste narrative tipo “Codice da Vinci”, o - più raffinatamente- “In nome della rosa”. Invece ho paura che resterà solamente un buon esempio per un severo, sobrio e professionale richiamo all’attenzione al contenuto e al nesso autore-titolo in un ipotetico corso per catalogatori).
Come è avvenuto il ritrovamento? Il fiuto di una studiosa di razza, Pina Totaro, è stato allertato dai particolari della denuncia al Sant’Uffizio che Niels Stensen aveva sporto il 4 settembre 1677 per chiedere che le opere di Spinoza fossero messe all’Indice.
Lo Stensen (alias Nicola Stenone) era un fior di studioso, anatomista e fisiologo, e aveva conosciuto e frequentato Spinoza e la sua cerchia come studente di medicina a Amsterdam. Convertitosi al cattolicesimo, di fatto aveva abbandonato gli studi anatomici e si era dedicato al ministero ecclesiastico, diventando anche vescovo. Di questa mutazione si era lamentato Leibniz, che aveva registrato la perdita di un grande fisico in cambio di un “mediocre teologo”. Ma in realtà lo Stensen, pur non praticando più ricerca attiva, aveva mantenuto contatti con scienziati di varia provenienza, sia pure con una predominante attenzione alle implicazioni filosofiche e soprattutto teologiche della scienza.
Proprio nella denuncia delle opere di Spinoza, da lui considerate pericolose propagatrici di contagio ateistico, fa cenno a uno studioso luterano con cui aveva scambiato molte conversazioni a tema religioso, che gli aveva consegnato un manoscritto di Spinoza. L’episodio accadde a Roma nell’estate del 1677 e, secondo Pina Totaro, lo studioso può essere identificato con il matematico tedesco Ehrenfried Walther von Tschirnhaus, famoso anche come inventore della porcellana: in una lettera a Leibniz dell’agosto 1677, scritta da Roma, Tschirnhaus parla della forte capacità di persuasione messa in atto nelle conversazioni di Stensen nel tentativo di condurlo al cattolicesimo.
Insomma, un ritrovamento davvero interessante, non solo per le implicazioni filologiche, che sono importanti per un pubblico selezionato di studiosi di storia della filosofia, ma anche per la luce che getta su una serie di rapporti intellettuali, di problematiche religiose e di ostilità filosofiche presenti tra i protagonisti del mondo appassionato della scienza seicentesca.
Le notizie riportate in questa nota sono desunte da un articolo di Pina Totaro “Uno Spinoza segreto e proibito”, apparso sul Foglio il 3 dicembre 2011.
Il manoscritto è stato pubblicato per cura di Pina Totaro e Leen Spruit in "The Vatican manuscript of Spinoza’s Ethica", Leiden-Boston, Brill, 2011.
Pina Totaro si è laureata in Filosofia nell‟a.a. 1982-83 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell‟Università degli Studi di Roma La Sapienza. Dal 1° aprile 1986 è Ricercatrice presso il LIE, Centro di Studi per il Lessico Intellettuale Europeo (ora ILIESI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Dal 20 dicembre 2001 è Primo ricercatore presso l‟ILIESI.
Pina Totaro si è laureata in Filosofia nell‟a.a. 1982-83 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell‟Università degli Studi di Roma La Sapienza. Dal 1° aprile 1986 è Ricercatrice presso il LIE, Centro di Studi per il Lessico Intellettuale Europeo (ora ILIESI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Dal 20 dicembre 2001 è Primo ricercatore presso l‟ILIESI.
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